I monti Lessini

 Sabato scorso, sorseggiando il caffè prima di affrontare Punta Veleno, Ferdinando, un ciclista conosciuto durante il tratto di strada appena percorso insieme, mi dice che, se mi piace far fatica in salita, devo assolutamente provare l'erta che da Sdruzzinà arriva a Sega di Ala e poi al passo Fittanze, sull'altopiano dei monti Lissini.

Visto il tempo clemente approfitto di quest'ultimo sabato libero da impegni familiari e decido di togliermi subito la curiosità: alle 8 parcheggio ad Ala e dopo un paio di km di statale ecco che a sinistra scorgo l'indicazione per Sega. Nello spiazzo ai piedi della salita è piazzato un bel cartello che illustra le caratteristiche dell'ascesa così che tutti, già prima di iniziare, abbiano ben presente le difficoltà da superare: 11,4 km di ascesa a quasi il 10% di media.

L'inizio è tranquillo, ma dopo poche centinaia di metri, la strada inizia decisamente a salire. Le pendenze non sono quelle assurde di Punta Veleno ma si viaggia sempre abbondantemente in doppia cifra e qualche rampa arriva anche al 20% (come indica impietosamente il cartello stradale). La larga  carreggiata forse nasconde al cervello la pendenza, ma le gambe sono più difficili da ingannare. I tornanti si aprono su una splendida vista sulla Va d'Adige, via via più suggestiva man mano che si sale di quota. A bordo strada l'indicazione della distanza ogni duecento metri aiuta a dividere lo sforzo e, almeno a me, dà l'impressione di avanzare più velocemente.

A circa metà dell'ascesa un breve falsopiano mi consente di mettere la catena sulla corona grande, ma è solo un attimo e, dopo una galleria scavata nella roccia, si affronta il tratto più duro. Lo strada entra nel bosco e si impenna per due km abbondanti al 15% di media con punte del 20%: è l'ultimo sforzo perchè poi siamo in vista di Sega e l'ultimo tratto è quasi pianeggiante. A Sega di Ala si conclude la salita descritta sul cartello ma per me, dopo essermi rifornito di acqua ad una fontana, lo sforzo non è finito: devo arrivare a passo Fittanze che è un paio di km più avanti. La salita adesso è tranquilla ma lo sforzo appena fatto comincia a farsi sentire. Arrivato ai 1399 metri del passo si apre un panorama appagante sull'altopiano e un sacrario ricorda i caduti delle due guerre.

Dopo aver scattato qualche fotografia imbocco la stretta strada asfaltata a sinistra che conduce alle varie malghe sparse sull'altopiano fino ad arrivare a Castelberto, il punto più alto del giro. La strada continua a salire con pendenze costanti e, una volta arrivati ad bivio, detto del Pidocchio, diventa sterrata. 

Oltre ai tanti escursionisti, sia a piedi che in bici, purtroppo il passaggio di alcune auto e moto solleva parecchia polvere che, fortunatamente, non mi impedisce di scorgere una marmotta non lontana dal ciglio della strada. Il paesaggio è bucolico: tantissime mucche pascolano nei prati e qualche volta attraversano la carreggiata occupandola quasi per intero. Le distese verdeggianti dell'altopiano sono punteggiate oltre che da un gran numero di malghe, da fortificazioni della Grande Guerra. Anche se adesso si sale decisamente, la bellezza che mi circonda mi distrae dalla fatica per lo sforzo e, quasi senza accorgermene, arrivo ai circa 1750 metri di Castelberto. Superando il rifugio si arriva al punto panoramico dove la vista sulla sottostante Val d'Adige e sulle Alpi è meravigliosa.

Dopo le consuete fotografie inizio la discesa, per un sentiero diverso da quello da cui sono salito: attraversoprati dove il sentiero è appena visibile, sterrati impegnativi e ripide cementate, scavalcando diversi steccati per il bestiame, fino a tornare sulla strada asfaltata nei pressi di Sega di Ala. Mi fermo in un bar a mangiare un panino e mi lancio in discesa: come succede sempre, scendendo ci si rende conto pienamente di quanto dura era la salita, anche perchè il contachilometri sfiora i 70 orari.

Arrivato alla macchina non posso che ammettere che Ferdinando la settimana scorsa mi ha dato un'ottima dritta: il giro di oggi mi ha veramente soddisfatto sia per la salita, che per i panorami, che per gli sterrati in discesa.










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