Giro dei quattro passi del Sellaronda

Come si intuisce dal titolo del blog, non c'è nessun intento agonistico-cronometrico nei miei giri in bici: solo la voglia di arrivare in cima, scollinare e godermi la discesa con il cuore colmo di gioia per avercela fatta un'altra volta.
Questo meraviglioso giro, fatto in solitaria lunedì 6 luglio del 2020, avrei dovuto affrontarlo con il mio amico Manuele, con cui ne parliamo da anni, ma purtroppo problemi vari gli hanno impedito di raggiungermi in val Gardena. C'è da dire che è più indicato per le bici da corsa, ma io l'ho compiuto in mountain bike, sia perchè al momento sono sprovvisto di bici da corsa, sia perchè il tracciato dedicato alle mountain bike, su cui si corre il mitico Sellaronda Hero, prevede oltre 3000 metri di dislivello e la mia condizione atletica non me lo consente...
La partenza è da Santa Cristina, all'Hotel Cristallo dove sono alloggiato e, non appena messe le ruote in strada, subito mi si presenta uno strappo modello rampa di garage che rischia di bloccarmi la colazione sullo stomaco... Superato quello però la salita verso Selva di Val Gardena è abbastanza regolare e, attraversando il paese ancora mezzo addormentato, in alcuni punti la strada spiana e consente di godersi lo spettacolo del Sasso Lungo che incombe alla mia destra. La temperatura, pur essendo luglio inoltrato, è fresca ma la salita contribuisce subito a scaldarmi. E' invece il sole a dare un po' fastidio perchè già a quest'ora lo sento bruciare sulla pelle su cui, ovviamente, ho dimenticato di spalmare la protezione solare...
Uscendo da Selva si incontrano un paio di cantieri stradali e la presenza di numerosi camion associata al restringimento della carreggiata è abbastanza fastidiosa. In poco tempo però raggiungo Plan de Gralba e il successivo bivio dove, tenendo la sinistra, mi avvio verso la prima asperità di giornata: il passo Gardena. La salita non è troppo dura e procede un po' a gradoni alternando tratti più impegnativi ad altri in cui la strada spiana o addirittura presenta pendenze negative. Dopo circa un'ora e un quarto dalla partenza arrivo ai 2.121 metri del passo da dove si può ammirare il panorama del gruppo del Sella sulla destra e del gruppo delle Odle a sinistra. Il passo Gardena segna il confine tra la Val Gardena e l'Alta Val Badia e, dopo la foto di rito al cartello stradale che certifica la salita appena superata, indosso la mantellina e mi tuffo in discesa verso Corvara. La strada è ampia e il fondo stradale ottimo e in ogni caso, la calma dei giusti mi accompagna anche in discesa ed evito accuratamente di prendere qualsiasi tipo di rischio. Arrivato a Corvara mi fermo in un negozio a comprare la protezione solare perchè la giornata è splendida ed il sole a queste altitudini si fa sentire eccome. Uscito dal paese seguo le indicazioni per il passo Campolongo che dovrebbe essere l'asperità più semplice di giornata in quanto in circa 6 km si passa dai 1500 di Corvara e si arriva "solo" ai 1875 del valico. In realtà i primi tornanti appena fuori dal centro abitato sono abbastanza cattivi e l'altitudine aumenta velocemente. Più si sale, però, e più la strada presenta pendenze meno impegnative e, nonostante la sosta per riempire la borraccia in circa quaranta minuti arrivo al passo che segna anche il confine con il Veneto. A questo punto, in teoria, sarei a metà dell'opera ma adesso arrivano i due mostri sacri: Pordoi e Sella... Prima di cimentarmi nella parte più difficile del giro mi fermo su una panchina nei pressi del passo e mangio un panino che mi dà un po' di energia. Mi rimetto la mantellina e via nella breve discesa verso i 1600 metri di Arabba che raggiungo in un amen. A questo punto, con un po' di apprensione, seguo le indicazioni per il passo Pordoi e prego di riuscire a domare questo autentico mito del ciclismo, teatro delle imprese di campioni del ciclismo, uno su tutti Fausto Coppi, cui è anche dedicata la cima Coppi, cioè il punto più alto del Giro d'Italia che, in diverse occasioni, era proprio il Pordoi. Uscito da Arabba la strada comincia ad impennarsi, abbastanza regolarmente per la verità e il cartello indica 9 km al passo. I tornanti si susseguono uno dietro l'altro e per ognuno è indicato il numero progressivo e l'altitudine raggiunta. Proseguendo in modo regolare, lo sforzo è meno titanico di quello che mi aspettavo e già circa a metà salita vedo il passo che mi sembra tremendamente vicino. Purtroppo è solo un'impressione perchè la strada continua ad attorcigliarsi su se stessa ma il benedetto passo sembra restare sempre alla stessa distanza. Alla fine i tornanti saranno 33 e si arriverà a quota 2.139, però la fatica è meno di quella che mi aspettavo perchè la regolarità dell'ascesa aiuta a salire con il proprio passo senza strappi che possono poi presentare il conto. L'ultimo tratto è ancora più dolce, forse perchè sento l'atmosfera magica che si respira quassù, dove tutto sa di ciclismo epico. La stele di Fausto Coppi è meta di pellegrinaggio di tutti i ciclisti arrivati fin qui e la foto è d'obbligo. Il paesaggio qui è quasi lunare, il vento è freddo e, nonostante il sole splendente la temperatura è piuttosto bassa. Sulla destra incombe il Sass Pordoi dove c'è l'arrivo della funivia che porta fino a 2950 metri e dove i panorama deve essere sicuramente eccezionale. Io però devo ripartire perchè mi aspetta ancora il passo Sella e i km percorsi e i metri di dislivello nelle gambe cominciano ad essere tanti. Dal Veneto si torna in Trentino, precisamente in Val di Fassa e in discesa verso Canazei mi preparo psicologicamente per l'ultima asperità di giornata. Al bivio bisogna stare attenti perchè se si scende verso Canazei poi risalire diventa impresa ardua. Non appena si svolta il cartello indica 6 km al passo e per me è una buona notizia: dopo tutta la salita affrontata fino adesso cosa vuoi che siano 6 km? Mai pensiero fu più sbagliato... La salita al passo Sella è stata un'agonia infinita. E' vero che le pendenze sono più accentuate di quelle del Pordoi ma probabilmente le cause del mio patimento sono da ricercare nel tanto dislivello già nelle gambe e nel non aver mangiato a sufficienza: dopo il panino sul Campolongo avevo mandato giù solo un paio di barrette e adesso mi trovo completamente senza forze e questi stramaledetti 6 km sembrano 60. Mi fermo praticamente ogni 5 minuti, ho poca acqua e non trovo fontane e sono quasi tentato di chiamare qualcuno per farmi venire a recuperare... Mi arriva un messaggio di mio figlio che mi dice "Dai papi! Con la calma dei giusti ce la fai". Sorrido e mi dico che devo farcela e dopo quasi un'ora di sofferenza arrivo ai famigerati 2.240 metri del passo Sella. Mi rifocillo al bar, riempio la borraccia e affronto la discesa che mi riporta in val Gardena felice per l'impresa compiuta e ancor di più perchè da adesso in poi non c'è più un solo metro di salita...
La discesa è spettacolare e passando vicinissimi ai contrafforti del gruppo del Sella si può ammirare la maestosità delle Dolomiti. Purtroppo sulla statale il traffico è abbastanza intenso e non ci si può distrarre troppo. Arrivato al bivio imbocco la discesa verso Selva e mi sembra passata un'eternità da quando la mattina avevo svoltato a sinistra verso il passo Gardena.
Attraverso il paese e mi fermo in un bar in piazza Nives dove mia moglie e mio figlio mi stavano aspettando. La gioia per essere riuscito nell'impresa è enorme e resta solo il rimpianto di non aver avuto Manuele al mio fianco in questa splendida avventura. L'anno prossimo mi ha detto che dobbiamo iscriverci al Sellaronda Hero e affrontare i famigerati 3.000 metri di dislivello: non so se la calma dei giusti sarà sufficiente per farcela...




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